Domenica scorsa la Coldiretti ha promosso la manifestazione nazionale “La terra non trema: il coraggio dei contadini” tenutasi a Roma, in Piazza Sant’Anastasia al Circo Massimo e organizzata con l’intento di segnalare all’opinione pubblica e al Governo le difficoltà in cui si trovano 25mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.
A tre anni dal sisma, infatti, la Coldiretti ha organizzato una giornata per fare conoscere i prodotti tipici delle zone colpite dal sisma. Alla manifestazione sono intervenuti il Ministro all’Agricoltura Teresa Bellanova ed il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Presente anche una nutrita rappresentanza del maceratese composta, tra gli altri, dal responsabile di Campagna Amica Macerata, Giordano Avenali, dai segretari di zona, per Tolentino Lorenzo Andreani, per Civitanova Paolo Ferrini, per San Ginesio Federico Francioni, dalla segretaria provinciale Fiorella Moretti e dai Presidenti di zona Mauro De Angelis, Michele Mancini, Mauro Tidei e Ulderico Angelelli.
Per l’Amministrazione comunale hanno partecipato i Consiglieri comunali Andrea Crocenzi e Mirco Mancini che hanno anche incontrato il Presidente Nazionale di Coldiretti Ettore Prandini.
Coldiretti ha fornito dati allarmanti: nei paesi svuotati dal terremoto e con il turismo in lenta ripresa si registra ancora un crollo del 70% delle spesa che sta soffocando l’economia locale e il lavoro, a partire dagli agricoltori e dagli allevatori che sono rimasti nonostante le difficoltà. I pesanti ritardi della ricostruzione con le complessità abitative delle popolazioni locali e i problemi a far tornare i turisti hanno determinato un crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di mille problematicità, sono comunque riusciti a salvare dalla macerie garantendo la continuità produttiva e, con essa, una speranza di ripresa in un territorio a prevalente economia agricola che al terremoto ha pagato un conto salato. Una situazione che non ha però scoraggiato la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della principali tipicità.